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Del 24-04-2020

SFIDE E OPPORTUNITÀ DELLA ROBOTICA: ONLINE LA CONFERENZA DELLA RICERCATRICE ALESSANDRA SCIUTTI

Come è cambiato il ruolo dei robot negli ultimi settant’anni? Quali sono le possibili applicazioni della robotica nei contesti della formazione, del training, della collaborazione e della riabilitazione? In che senso il robot può essere studiato come un prezioso strumento d’indagine dell’essere umano? Ne abbiamo parlato ieri con Alessandra Sciutti, ricercatrice IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), dove coordina il progetto Europeo ERC wHiSPER e l’unità CONTACT – Cognitive Architecture for Collaborative Technologies.
La conferenza è stata trasmessa in streaming sul canale YouTube di Fondazione Golinelli nell’ambito del ciclo di incontri dal titolo Scienza, futuro e pratiche scolastiche organizzato in collaborazione con De Agostini Scuola.

Il tema della robotica è ancora estremamente attuale ma risale già al 1954, quando all’affermarsi della cibernetica si è affiancato un vero e proprio timore rispetto all’utilizzo di questa nuova tecnologia. Negli anni ‘60 la robotica diventa fondamentale nelle applicazioni industriali, basti pensare al settore automobilistico o a quello delle apparecchiature elettroniche. 

Col tempo il ruolo dei robot si è evoluto e si è passati dalla robotica sostituitiva, che sostituisce il lavoratore in mansioni onerose e ripetitive, alla robotica che aiuta ed è al fianco dell’essere umano. Basti pensare all’adozione dei robot collaborativi Cobot – ci ha spiegato Alessandra Sciutti - che sfrutta la precisione e l’instancabilità del robot da un lato  e la capacità di risolvere i problemi dell’essere umano dall’altro”.

Gli ambiti in cui questa collaborazione risulta particolarmente felice sono svariati: dall’esplorazione dello spazio in cui i robot supportano gli astronauti facilitandone le attività, alla gestione delle emergenze dove i device si dimostrano non soltanto robusti e non suscettibili a infezioni e fatica, ma anche interattivi. Ci sono robot che assolvono alla funzione di telepresenza in occasione di riunioni di lavoro, ma anche quelli in grado di aiutare i pazienti per fini riabilitativi facendo eseguire loro movimenti necessari per riacquistare capacità motorie. Qualora non sia possibile la riabilitazione, esiste anche una robotica con finalità assistiva.

Ma una delle frontiere più interessanti è quella di tipo sociale, come per esempio la robotica per bambini che presentano disturbi dello spettro autistico. Nell’interazione con questo strano ibrido a metà tra robot e gioco, alcuni studi hanno messo in evidenza come il bambino manifesti comportamenti nuovi, come l’imitazione dei movimenti o il guardare negli occhi, sia nei confronti del robot stesso che dei familiari. Effetti positivi dell’interazione con la robotica sono stati studiati anche in pazienti affetti da demenza senile, per esempio in Giappone, Italia e Danimarca dove il robot Paro sembra dare buoni risultati sia nel breve che nel medio-lungo periodo. Un altro campo in cui la robotica per l’interazione sta prendendo piede è il contesto educativo, in cui il robot può diventare insegnante, compagno di classe o allievo dell’allievo con risultati interessanti dal punto di vista dell’apprendimento del bambino. Inoltre il robot può essere anche lo strumento attraverso il quale i bambini possono imparare qualcosa nell’ambito delle discipline STEM, del coding dell’informatica - e non solo, basti pensare ai laboratori con Ozobot o Lego Mindstorm.

Il paradigma del ruolo del robot è cambiato – ha sottolineato Sciutti -: prima il device era separato dall’uomo, distante; ora è con noi e può svolgere tante attività, come quelle sociali. La gestione dei ruoli di uomo e robot non è standardizzata: certe volte il robot è paritario all’uomo, altre volte no. E la capacità di interagire del robot non è ancora all’altezza di quella dell’uomo".

Quali sono dunque le sfide della robotica del futuro?  Sicuramente un filone può essere quello dello studio dei meccanismi sensoriali e motori alla base della comprensione reciproca nell’interazione umana, con l’obiettivo tecnologico di progettare robot in grado di interagire in modo naturale con i loro partner umani. Una sfida ambiziosa poiché entrano in gioco segnali nascosti come impercettibili movimenti, variazioni di postura, vicinanza, espressioni facciali, sguardo, suoni, ecc. Ad oggi il robot non è ancora l’ideale collaboratore di tutti i giorni, ma può essere un nuovo strumento di indagine per capire come funziona l’interazione sociale in maniera dinamica e non meramente osservazionale. Oggi il robot umanoide più studiato al mondo per comprendere l’apprendimento dell’essere umano è iCub;  di questo modello ce ne sono circa 40 esemplari diffusi nei centri di ricerca di tutto il mondo.

Guarda il video integrale della conferenza.


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