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Del 01-11-2020

REACTOR: L'ESPERIENZA DI MATERIALX

“A ReActor ho sentito spesso dire che la serendipità aiuta chi si fa trovare pronto. E alla fine è stato così anche per noi.” Otello Roscioni, co-fondatore di MaterialX assieme a Matteo Ricci, riassume così la sua esperienza presso la scuola di imprenditorialità e innovazione di Fondazione Golinelli. Dalla ricerca universitaria alla genesi di una startup con l’ambizione di creare nuovi materiali attraverso la modellizzazione molecolare: ecco il percorso di MaterialX.

Le basi per MaterialX vengono gettate nel 2015, durante la partecipazione ad un complesso e articolato progetto europeo. Otello e Matteo, al tempo ricercatori e colleghi all’Università di Bologna, intuiscono quasi subito che i risultati ottenuti potevano avere un futuro anche al di fuori dell’Accademia. La strada per dare una forma concreta alla loro ricerca e generare valore era però ancora lunga e tutta in salita.

“L'evento fortuito che ha segnato per noi la vera svolta è stata la partecipazione a ReActor,” racconta Otello. “Era il 2019, il progetto al quale stavamo lavorando si avviava alla conclusione. Inoltre, dovevamo capire la direzione da dare alle nostre carriere accademiche.” Dopo quattro anni di intenso lavoro, i due ricercatori si ritrovavano tra le mani dei risultati scientifici estremamente interessanti e un promettente programma open source. “Per me è stato subito chiaro che quello era il lavoro della mia vita, la cosa più ambiziosa e più complessa che avessi mai realizzato come ricercatore. E da lì nasce anche l’idea di costruire qualcosa con questo programma. Capire cosa costruire, è stata poi la seconda sfida più grande,” aggiunge.

Da un’idea a un progetto d’impresa. Una nuova direzione

“Le prime volte in cui abbiamo condiviso il nostro progetto a ReActor, sembravamo relatori  in una conferenza scientifica,” ricorda Otello. “Non c'era infatti alcuna idea imprenditoriale, ma solamente un palese innamoramento per ciò che  avevamo creato. Abbiamo lasciato spesso perplessi i nostri mentor, i quali hanno fatto l'enorme lavoro di identificare il vero potenziale della nostra idea e di darle forma.“
La partecipazione a ReActor ha infatti aiutato Otello e Matteo a creare l'idea stessa di poter vendere qualcosa. “All'inizio non sapevamo proprio cosa farne di questo programma, sapevamo solo che funzionava e che poteva fare delle cose che fino ad allora erano impossibili nel settore della modellizzazione molecolare,” spiega Matteo.
Ci sono due momenti in particolare che i due fondatori ricordano come i principali punti di svolta nel loro percorso. L’incontro con Alessandro Pastore, Direttore del Business Development di Camfridge, e le esercitazioni con Daniele Gazzola, Presidente e Fondatore di CellDynamics. “Con Alessandro, che è stato anche il mentor della nostra startup, siamo tutt’ora in contatto. Ha capito da subito qual era il valore scientifico del progetto, ci ha creduto quanto noi ed è stato quello che con grande pazienza e costanza ha saputo valorizzarlo,” racconta Otello. Con Daniele Gazzola, invece, si sono cimentati in diverse attività pratiche durante i laboratori alle Serre dei Giardini Margherita. “Daniele ha identificato una serie di parametri con cui giudicare una presentazione e ci aveva chiesto di raccontare qualcosa di assolutamente nuovo sul nostro progetto. Dovevamo non solo presentarlo, ma suscitare delle emozioni,” prosegue Otello. “Abbiamo così deciso di incentrare il racconto su un esempio di impiego pratico del nostro software. Una scelta che si è poi rivelata essere la nostra carta vincente e su cui abbiamo costruito anche il pitch di fine corso.”

Dal prodotto alla soluzione. Un cambio di prospettiva

ReActor ha guidato i due fondatori di  MaterialX verso la costruzione di un business model e, fattore non meno importante, li ha aiutati a ribaltare il proprio punto di vista. “Da ricercatori eravamo abituati a  caratterizzare specifici problemi scientifici, mentre un imprenditore cerca una soluzione ad un problema presente nella quotidianità della sua azienda,” spiega Otello.
“Abbiamo imparato a metterci nei panni di chi si trova a lavorare con materiali nuovi. Quindi, invece di spiegare cosa fa il nostro software, abbiamo cominciato a identificare problemi concreti, raccontare i vantaggi che potevamo portare e i problemi che riuscivamo ad anticipare e risolvere. Un ordine di idee completamente nuovo, con cui non eravamo mai entrati in contatto prima,” aggiunge Matteo.

Oggi MaterialX è una società che ha come obiettivo quello di progettare nuovi materiali utilizzando gli strumenti più avanzati nell'ambito della modellizzazione molecolare. Attualmente opera come una Contract Research Organisation, ovvero una società di servizi che fa consulenza. “Questo perchè avendo come prodotto un software già sviluppato e validato con delle pubblicazioni, vogliamo impiegarlo in una prima fase di bootstrapping in cui ne dimostriamo il valore di mercato lavorando con clienti veri,” spiega Matteo. “Al momento siamo in trattativa con due grandi aziende, una nel settore petrolifero e l'altra nel settore aerospaziale e satellitare. Sono società importanti e onestamente anche un po' spaventose per noi che stiamo cominciando dal nulla, ma sappiamo di essere adeguatamente preparati per metterci seriamente in gioco.”

Dall’Accademia all’Imprenditorialità. L’incontro tra due mondi

Non è cosa da poco far cambiare mentalità ad una persona, tanto meno ad un ricercatore. “Una delle scoperte più importanti fatte grazie a ReActor è stata capire che esisteva una strada alternativa per usare le nostre competenze. E, possibilmente, contribuire a un mondo migliore,” afferma Otello. Un cambiamento di prospettiva che, secondo Matteo, racchiude l'essenza stessa del pensiero imprenditoriale. “Coordinare il lavoro di tante persone, di tanti cervelli, e creare qualcosa di nuovo da questa sinergia. Capire come interagire con altre realtà per scambiare del valore. Quello è stato sicuramente uno dei momenti definitivi in cui ho pensato ‘ah, forse è questo che intendono con fare imprenditorialità’.”
“Come ricercatori abbiamo sempre goduto di una discreta autonomia, ma questa nuova fase della nostra vita professionale ci ha messi completamente al centro delle nostre azioni. Come imprenditori siamo responsabili di tutte le nostre scelte, sia di quelle tecniche, dove siamo più a nostro agio, come di quelle relazionali e amministrative. E senza dubbio un cambiamento positivo e probabilmente a lungo dovuto,” conclude Otello.

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